Ritratti a tutto mondo

Apparizioni fugaci nello scorrere del tempo, un corteo sereno e variopinto di partecipanti alla festa della vita che sfila con la fierrezza dei loro volti che rappresentano un inno alla diversità, un simbolo di pace universale.

I volti disegnati da Cataldo scorrono sulla superficie delle pagine senza portare con sè alcun tipo di nostalgia, sono un corteo sereno e variopinto di ospiti festosi invitati alla cerimonia della vita, che sfilano qui con la sola fierezza dei loro sorrisi senza ostentare mai una facile connotazione di appartenenza.

Ognuno di questi sobri attori (che hanno qui anche un nome, filologico, grazie al loro Autore) rappresenta un inno alla diversità, è un simbolo di pace universale, accomunato a tutti gli altri del corteo nella complessiva devozione al sorprendente, arcano incantesimo della propria origine.

Nei tratti colorati diffusi sulla loro pelle, per mezzo di una materia umile non dissimile da quella con cui i soggetti ritratti hanno costruito i propri ornamenti, ogni elemento decorativo rappresenta un giocoso attestato di fedeltà alla propria unicità: figure che passano, apparizioni fugaci e vagabonde nello scorrere del tempo ma della cui esistenza non è possibile dubitare.

Gli stati d’animo che ci trasmettono queste “walking shadows” sono molto variegati ma affatto universali: si spazia così dall’ilarità sorniona di Lizzy alla pensosità di Jarly, dalla fierezza di Ethan consapevole della sua prestanza fisica alla malcelata diffidenza di Tamish che pare non gradire la nostra attenzione, come pure la timida Zephir che cerca di nascondersi, nè mai ne sapremo il perchè, nel bavero della giacca…

La figura centrale dell’allestimento, che rappresenta il domani è il piccolo Azul, di etnia San del Kalahari, colto mentre sugge poche gocce del prezioso oro blu del nostro pianeta da una borraccia d’uovo di struzzo.

Nell’isolamento della pandemia, con una scatola confortevole di matite Giotto, la stessa che serbava nella cartella quando andava alle scuole elementari, in quei giorni nei quali la cognizione del tempo pareva essere evaporata, in quelle notti senza stelle, Cataldo, che grazie al lavoro nel Museo di Antropologia e Etnologia (dove si occupa in particolare di progettare e risistemare gli allestimenti delle vetrine) è in grande sintonia con le culture ivi custodite, ha trovato consolazione in questo multicolore caleidoscopio degli umani che abitano la terra, in una sorta di grande abbraccio a tutto mondo. D’altronde, se il Nord e il Sud, se l’Est e l’Ovest avessero gli stessi connotati fisici e medesimi stili di vita, che interesse avremmo a confrontarci?